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I due volti del “luckenbooth”. Spilla a cuore tipica della produzione orafa scozzese

I luckenbooth, spille a forma di cuore o cuori intrecciati sormontati da una corona, sono gioielli sentimentali che appartengono da secoli alla cultura popolare scozzese.
Già in epoca antica e medievale esisteva, prevalentemente in Scozia, una tipologia di spilla ad anello chiamata penannular, usata per fissare i plaid di uomini e donne. Le prime spille a forma di cuore coronato, invece, compaiono intorno al XVI secolo, epoca a cui risalgono anche i primi disegni pervenuti che sono ancora alla base dei modelli attuali.

 

Spilla Penannular in argento, fine VIII secolo, Tesoro dell’Isola di Saint Ninian. National Museum of Scotland, Edimburgo (fonte: Wikipedia – pubblico dominio)

 

Il termine gaelico “luckenbooth” indicava originariamente i banchi di vendita permanente situati vicino alla Cattedrale di St. Giles, sul Royal Mile, ad Edimburgo. Durante il giorno essi venivano usati dai mercanti per esporre le merci, mentre di notte venivano chiusi per impedire furti.
Nel 1817 l’intero Luckenbooth – lo storico quartiere composto da lunghe fila di case popolari intervallate da botteghe brulicanti di vita – fu demolito per fare spazio al rinnovamento urbanistico della capitale, e le spille, che erano state tra gli oggetti più venduti dagli orafi della zona sin dal Cinquecento, ne ereditarono il nome.
Fino al XIX secolo, i piccoli ornamenti a forma di cuore – di solito in argento e paste vitree oppure in metalli più vili – furono indossati quasi esclusivamente dalla gente comune. Non compaiono, infatti, nei ritratti scozzesi del XVII secolo commissionati dall’aristocrazia o dall’alta borghesia, come evidenziano le immagini riportate nel catalogo dell’importante mostra di gioielli scozzesi tenutasi alla National Portrait Gallery di Londra nel 1991.

 

Spilla luckenbooth in argento, Isola di Iona, orafo John Hart, 1969 (fonte: Ebay.uk)

 

Simbolo romantico e apotropaico

I caratteristici monili a forma di cuore venivano donati alle promesse spose o alle persone care come pegno d’amore e di amicizia, ma erano anche considerati dei portafortuna utili a proteggere chi li indossava dalle influenze malvagie. Fino al Settecento si riteneva infatti che, se cuciti sulle sottane delle future madri in corrispondenza della gamba sinistra, i luckenbooth alleviassero i dolori del parto e che, fissati sullo scialle, favorissero la lattazione nelle puerpere. Si credeva inoltre che, se appuntati sugli indumenti, fossero dei potenti talismani per proteggere i bambini dal malocchio (the evil eye), dagli spiriti maligni e dalle fate che tramavano dall’alto dei sitheans, le colline teatro dei loro misteriosi incontri. Per questa ragione una loro variante, spesso con la punta del cuore rivolta a destra, era chiamata comunemente witch’s heart (cuore della strega).

 

Spilla luckenbooth tipologia Witch’s heart, in argento e pasta di diamanti, 1800 circa (fonte: Ebay.uk)

 

I genitori fissavano “il cuore della strega” sulla coperta del primogenito come portafortuna, per scongiurarne il rapimento da parte delle fate. Per il folklore celtico, infatti, le fairies (fate) o gli elves (elfi) solevano sostituire i neonati sani e belli con i propri (changelings), spesso deformi e malati, all’insaputa dei genitori. Secondo la credenza popolare i bimbi sostituiti – talvolta più intelligenti della media – erano però spesso lenti, taciturni, impacciati nei movimenti, e mostravano un comportamento dissimile da quello umano. Gli studiosi ritengono, d’altronde, che il tema dei bambini sostituiti – ricorrente nelle vecchie storie di fate e folletti del folklore nordeuropeo – fosse un tentativo di spiegare patologie incomprensibili in passato (quali l’autismo e la sindrome di Down), o eventi quali la scomparsa di bambini o la loro morte improvvisa (illuminanti, in proposito, sono i testi di Katharine Briggs, la più rinomata esperta di folklore britannico).
Le credenze popolari erano particolarmente radicate nelle parti del territorio più disagiate: “Le Highlands erano regioni povere e superstiziose, e la spilla un amuleto con funzione apotropaica che si credeva avesse la facoltà di proteggere il bambino dalle forze sovrannaturali” ha dichiarato Kari Moodie, curatrice delle collezioni dell’Inverness Museum and Art Gallery.
Nella città di Inverness, dove era incentrato il commercio dell’argento delle Highlands, gli orafi svilupparono anche un proprio design distintivo della popolare spilla, caratterizzato dalla corona stilizzata – la cui forma ricorda due uccelli contrapposti – e dai fleurs-de-lis sistemati ai lati del cuore, a testimonianza dello stretto legame storico della Scozia con la Francia.

 

Forme, iscrizioni e varianti sul tema

Dal XVIII secolo in poi le spille luckenbooth assunsero dimensioni sempre più grandi e fogge più complesse: potevano essere incastonate con granati – pietre simbolo di onestà in amore ed amicizia, note per la presunta benefica influenza sugli affari di cuore – ma potevano essere anche realizzate in cristallo di rocca e fungere persino da portaritratti (lockets).
Spesso esse recavano incise sul retro le iniziali dei fidanzati o degli sposi, la data del loro primo incontro o del matrimonio, o anche frasi romantiche o di ispirazione biblica che inneggiavano alla lealtà e alla fedeltà cui rimandava anche, simbolicamente, il motivo della corona sormontante il cuore della spilla.
“Non offendere il cuore che trova gioia in te”, ammonisce l’iscrizione su di un luckenbooth del 1700 circa facente parte della vasta collezione di pezzi conservati al National Museum of Scotland di Edimburgo, mentre in un altro della medesima raccolta e periodo storico si legge l’appassionata incisione “Tu possiedi il mio cuore ed io bramo il tuo”.
Imparentato, per così dire, con le spille luckenbooth è il cosiddetto anello di Claddagh (Claddagh ring in inglese e fáinne Chladaigh in lingua gaelica irlandese), tipico anello di fidanzamento irlandese composto da due mani che sorreggono un cuore sormontato da una corona, antico simbolo di amicizia, amore e lealtà.

 

Curiosità Reali

In età georgiana si assistette ad un rinnovato interesse per la Scozia e per il suo folklore.
La repressione inglese, che seguì la fallimentare insurrezione giacobita del 1745, diminuì infatti notevolmente di intensità nel 1822, quando re Giorgio IV visitò il territorio su invito di Sir Walter Scott, il famoso scrittore scozzese considerato il padre del moderno romanzo storico. Giorgio IV di Hannover fu il primo monarca britannico a recarsi in Scozia dopo quasi due secoli, e suscitò commozione tra la popolazione locale e risonanza nell’opinione pubblica inglese il vederlo ad Edimburgo esibirsi in abito delle Highland. Da quel momento in poi “tutti volevano gioielli scozzesi”, ricorda Shirley Bury nel suo manuale “Gioielli 1789-1910: Il periodo internazionale”.

 

Sir David Wilkie, “Ritratto di Giorgio IV in costume delle Highlands”, olio su tela, 1829. In collezione al Palace of Holyroodhouse, Edimburgo (fonte: Wikipedia – pubblico dominio)

 

La leggenda lega la spilla a cuori anche alla celebre regina scozzese Maria Stuarda. Si narra, infatti, che proprio un luckenbooth sia stato il pegno d’amore e devozione ricevuto in dono dal futuro secondo marito, Lord Darnley, nel 1565. Un’altra versione, però, sostiene invece che quella spilla le venne regalata dal primo marito, Francesco II, il Delfino di Francia.
Certo è che dal 1850 in poi i cuori intrecciati furono fatti assomigliare dagli orafi alla lettera “M” stilizzata, proprio in onore della sfortunata sovrana decapitata nel 1587, e i gioielli a lei dedicati assunsero il nome di Mary’s brooches, “Spille di Maria”.

 

Spilla luckenbooth in argento, tipologia Mary’s brooch, orafo Malcolm Grey, prima metà del XX secolo (fonte: Ebay.uk)

 

La richiesta dei gioielli scozzesi aumentò ulteriormente dopo che la regina Vittoria salì al trono, nel 1837.
Vittoria ed il principe consorte Alberto effettuarono un viaggio in Scozia nel 1842 e, sedotti dai suoi spettacolari paesaggi, vi ritornarono per ulteriori visite prima di acquistare la proprietà di Balmoral nel 1852. Il noto argentiere di Inverness, Peter George Wilson, fu convocato dalla coppia Reale per presentare il suo campionario destinato all’arredo del castello di Balmoral. In quell’occasione l’orafo mostrò alla regina le spille luckenbooth che figurano tuttora nella collezione di gioielli a lei appartenuta.
Anche grazie all’interesse mostrato dall’augusta sovrana, la gioielleria scozzese divenne sempre più ricercata, trasformandosi da artigianato locale a manufatto destinato ai circuiti turistici e collezionistici. Di conseguenza, alla fine del XIX secolo le spille conobbero un’evoluzione che culminò in creazioni raffinate, spesso smaltate ed incastonate con gemme, per soddisfare le richieste di un pubblico sempre più esigente ed attento ai dettami della moda.
Versioni meno costose di luckenbooth continuarono tuttavia ad essere commercializzate, poiché la rivoluzione industriale ne rese possibile la produzione di massa.

 

Spilla luckenbooth in oro 9 Kt, quarzo citrino ed ametista, 1900 circa (fonte: Ebay.uk)

 

La fortuna della spille a cuore

È interessante notare che verso la metà del XVII secolo le spille in argento furono tra gli oggetti usati dai sudditi di Sua Maestà come merce di scambio con le colonie americane. Non sorprende quindi apprendere che gli Irochesi – popolo di nativi americani stanziati tra Stati Uniti e Canada – fecero del cuore coronato un disegno decorativo molto in voga, ricorrente nei loro abiti dei secoli seguenti.
Rispetto alla produzione artigianale di un tempo, oggi la maggior parte delle spille luckenbooth viene prodotta in serie, in argento o in altri materiali, ma come tanti altri oggetti del passato caduti in declino anche questi delicati ornamenti hanno ormai perso in popolarità, sebbene non sia insolito notarli appuntati sui kilt maschili in occasioni mondane o, più comunemente, vederli esibiti con orgoglio dalle donne scozzesi, magari su di un maglione a collo alto.

 

Spilla luckenbooth in oro 9 Kt ed ametista, prima metà del XX secolo (fonte: Ebay.uk)

 

Attualmente gli esemplari di particolare pregio vengono spesso battuti all’asta, attirando un gran numero di collezionisti. Lyon & Turnbull, oppure Bonhams, famose case d’asta di Edimburgo, registrano talvolta valori eccezionali per la vendita dei pezzi di alta epoca (fino a dodicimila sterline per una spilla a cuore in argento acquistata da un museo anni fa).
“Hanno un vero appeal internazionale perché sono così iconicamente scozzesi”, ha commentato soddisfatto Colin Fraser, consulente per la sezione argenti della R.L. Christie Works of Art di Edimburgo.
Meno noti dei kilt e delle cornamuse – ma non meno tradizionali ed accattivanti – questi intramontabili gioielli, dunque, continuano a sfidare il passare dei secoli con il loro sapore antico e il loro simbolismo romantico e benaugurale, affascinante retaggio del folklore dei suggestivi territori a Nord dell’Inghilterra.

 

Spilla luckenbooth in argento, orafo Hamish Dawson Bowman, Edimburgo, 1968 (fonte: Ebay.uk)

Immagine di copertina: Spilla luckenbooth in argento e quarzo citrino, fine del XX secolo (fonte: Ebay.uk)


 

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